La gestione della rabbia e dei conflitto
a cura della Dott.ssa O. Broccolini – Psicoterapeuta
e Dott.ssa Angela Mazzone Tirocinante Specializzata
La rabbia assieme alla gioia, al disgusto, alla tristezza, alla sorpresa e alla paura sono considerate emozioni primarie e universali, ovvero vengono manifestate da differenti culture e la loro espressione non cambia da una cultura all’altra.
Le emozioni si riscontrano anche nei bambini di pochi mesi di vita, i quali sono in grado di imitare le espressioni facciali relative ad ognuna di queste emozioni.
La rabbia ha un valore adattivo quando attiva un individuo in caso di pericolo, permette inoltre di veicolare delle tensioni soffocate, di esprimerle in modo costruttivo, di comunicare informazioni, L’espressione di questa emozione fondamentale è talvolta ostacolata dalla paura di compromettere i rapporti interpersonali; spesso le persone manifestano un desiderio di modulare l’espressione di tale emozione. A volte accade di arrabbiarsi con lo scopo di far valere le proprie ragioni per ottenere giustizia.
Le manifestazioni di rabbia non sono sempre costruttive; essa può compromettere relazioni affettive o lavorative e incidere negativamente sullo stato di salute psico-fisico.
Nonostante i risvolti negativi che accompagnano questa emozione, in talune condizioni , le persone non possono fare a meno di arrabbiarsi; alcuni autori come McKay e Rogers, hanno individuato a tal proposito, alcuni degli illusori vantaggi a breve termine che la rabbia sembra portare con sé.
La rabbia ha il vantaggio di permettere di scaricare le tensioni e lo stress accumulato, sebbene ciò sia vero soltanto a breve termine; essa può essere in talune circostanze essere un modo per nascondere a se stessi e agli altri, ulteriori stati emotivi dolorosi, come la paura, il senso di colpa; inoltre consente di ottenere attenzione da parte degli altri, avendo l’effetto di una punizione e di una vendetta nei loro confronti; infine, in alcune situazioni, si impara ad utilizzare la rabbia come un mezzo per estorcere dagli altri ciò che si desidera.
Questi vantaggi a breve termine implicano in realtà una serie di conseguenze negative, in quanto una manifestazione di rabbia può scatenare un circolo vizioso, implicando delle manifestazioni sempre più intense; inoltre la possibilità di camuffare uno specifico stato emotivo, mediante un’emozione quale la rabbia impedisce di avere un contatto con le proprie emozioni, che al contrario rappresenterebbero una guida per comprendere come comportarsi in una data situazione.
La rabbia inoltre, non consente necessariamente di ottenere l’attenzione degli altri, in quanto in talune circostanze, le persone verso cui la rabbia è rivolta possono scappare, o irrigidirsi; lo stesso valore punitivo non è efficace in quanto spesso le persone verso cui la rabbia è rivolta possono avere a loro volta intenti punitivi; dunque, ciò non fa altro che generare nuovi eccessi di collera e di aggressività.
Infine, la tendenza ad usare la rabbia per ottenere dagli altri ciò che si desidera, danneggia i rapporti interpersonali, avendo l’effetto controproducente di sentirsi incapaci di risolvere autonomamente il problema.
La rabbia può essere accompagnata talvolta, dalla manifestazione di comportamenti aggressivi ed esteriorizzati, come picchiare, lanciare e colpire oggetti, dire cose spiacevoli.
Possiamo distinguere due forme di aggressività: reattiva e proattiva; l’aggressività reattiva implica la reazione ad una provocazione, mentre l’aggressività proattiva fa riferimento all’espressione di un comportamento deliberatamente aggressivo.
Entrambe queste forme di aggressività si riscontrano non solo negli adulti, ma spesso anche nei bambini, i quali possono essere mossi dal desiderio di dominare nel gruppo di pari, di ottenere il possesso di oggetti (aggressività proattiva), o in taluni casi possono manifestare comportamenti aggressivi come reazione ad una prevaricazione (aggressività reattiva).
Alcuni possibili interventi con i bambini aggressivi sono i training individuali e di gruppo, volti ad incrementare le capacità di problem-solving; queste modalità d’intervento aiutano i bambini a produrre azioni pro-sociali e soluzioni alternative, quando si trovano di fronte ad una situazione problematica.
Questi interventi hanno una maggiore efficacia quando vengono combinati con i training genitoriali; infatti, spesso i genitori hanno bisogno di un sostegno, in quanto si sentono sopraffatti nella gestione del comportamento aggressivo del bambino, che se da un lato ha bisogno di essere contenuto, dall’altro ha difficoltà ad accettare i limiti imposti dagli adulti.
Negli ultimi decenni, diversi programmi d’intervento si sono focalizzati sull’espressione della rabbia, allo scopo di permettere una sua migliore regolazione; sono stati ideati a tal proposito, degli interventi in ambito scolastico rivolti a bambini e adolescenti, che si sono focalizzati sullo sviluppo dell’autostima e delle capacità empatiche, sull’ascolto, sulla cooperazione e la solidarietà.
Lo scopo è quello di prevenire le manifestazioni violente, mettendo in atto un lavoro educativo e preventivo.
Altri programmi di intervento di gruppo si sono focalizzati sul trattamento della violenza domestica; essi hanno riguardato la gestione della rabbia, delle distorsioni cognitive e alla riduzione del livello di stress.
É necessario in questi casi, insegnare alla coppia una comunicazione assertiva, che consenta l’espressione dei propri bisogni e l’ascolto dei bisogni dell’altro.
È necessario promuovere in ogni tipo di intervento, una maggiore consapevolezza fisica, cognitiva ed emotiva della propria rabbia.
La consapevolezza fisica riguarda la possibilità di mettere in atto una serie di strategie che consentano di regolare il proprio stato di attivazione e di scaricare la tensione, come il training del rilassamento progressivo (aumentare la tensione dei muscoli, trattenerla per pochi secondi e poi scaricarla); la respirazione addominale (respirare dall’addome consente un maggiore grado di rilassamento); infine l’attività fisica consente di scaricare le tensioni generate dalla rabbia.
La consapevolezza emotiva consente di entrare in contatto con le proprie emozioni, comprendendone gli antecedenti e identificandone le cause.
È importante inoltre, incrementare l’utilizzo di strategie di coping efficaci nella regolazione della rabbia e contrastare l’utilizzo di strategie volte ad ignorare le emozioni, o a distrarsi da esse; queste strategie disfunzionali implicherebbero infatti, un’esperienza non integrata dei propri vissuti emotivi.
La capacità di riconoscere la propria rabbia inoltre, si rivela utile, in quanto spinge l’individuo a migliorare la propria situazione; al contrario, un rigido controllo della rabbia implica la difficoltà ad affermare i propri confini e impedisce la risoluzione dei problemi.
Una delle strategie per esprimere adeguatamente e consapevolmente il proprio stato emotivo è quella di avere un diario in cui riportare le proprie emozioni.
Rispetto alla rabbia, si potrebbero riportare diversi aspetti riguardanti la propria condizione emotiva, come ad esempio, il proprio stato di frustrazione e di stress, la situazione che è all’origine della rabbia, i pensieri legati ad essa, i comportamenti verbali e non verbali messi in atto quando si è arrabbiati ed infine, delle valutazioni relative all’intensità della rabbia e agli effetti ottenuti con essa.
La consapevolezza cognitiva riguarda infine, lo sforzo di gestire meglio la situazione, cercando degli approcci nuovi al problema, che implichino un cambiamento della situazione e del proprio stato emotivo, trasformando i pensieri negativi e auto-distruttivi in pensieri positivi e stimolanti.
Ulteriori strategie per la regolazione della rabbia potrebbero essere: la meditazione; l’immaginazione (pensare ad una scena che procura pace e serenità);
La consapevolezza cognitiva della rabbia include inoltre, l’ evitamento delle distorsioni cognitive della situazione, ovvero quelle modalità di pensiero che procurano una sensazione di impotenza, come la tendenza a incolpare gli altri, a generalizzare i fatti e ad avere una visione catastrofica delle circostanze.
Queste diverse forme di consapevolezza sono particolarmente importanti, in quanto uno stato di rabbia cronico può essere causa di difficoltà relazionali, solitudine e depressione, oltre a causare i sintomi psicosomatici; quando nella relazione terapeutica emerge questo tipo di rabbia è necessario che il terapeuta, accedendo allo schema emotivo del cliente e alle sue credenze disadattive, permetta al paziente di acquisire una maggiore consapevolezza delle proprie emozioni e dei propri bisogni.